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Italian wines: origins, techniques, stages of development and curiosity

Sin da prima di appassionarmi del mondo dei vini, sono sempre stato incuriosito dalle loro origini, chiedendomi chi per primo li avesse prodotti e quando cominciarono ad assumere l’importanza che oggi gli viene attribuita, soprattutto nel nostro paese.

E’ così che in questo articolo voglio esordire, raccontando un pò la storia del vino, le tecniche adottate e perfezionate nel tempo, assieme a qualche curiosità.

Quali sono dunque le origini del vino e come si produce?

La storia narra che, già dopo 250 anni dal Diluvio Universale l’Italia producesse vino, almeno è quello che troviamo scritto da Catone. Tuttavia possiamo affermare con certezza, grazie allo scritto di Plinio il Vecchio del 77 d.C “Naturalis Historia”, che degli 80 vini conosciuti in tutto il mondo l’Italia ne produceva già allora i due terzi.

Il vino però, è l’effetto di un processo lungo e delicato, che comprende le fasi di sviluppo e produzione della vigna. Infatti, fino ai tre anni di sviluppo, la vite non da frutti, e si iniziano a vedere i primi risultati dal terzo al quinto anno, con un consolidamento dal quinto in poi.

Le tecniche di riproduzione sono essenzialmente due: talea e innesto. Tuttavia troverete ogni approfondimento più avanti nell’articolo.

La storia del vino in Italia: miglioramenti e vicissitudini nel tempo

Negli anni la nostra nazione è riuscita a conquistare un ruolo importante nell’industria della viticoltura mondiale, grazie agli eccellenti prodotti che le aziende riescono a portare sul mercato internazionale.

Le regioni che hanno ottenuto maggior successo all’estero, per citarne alcune tra le più importanti, sono: il Veneto, grazie alla denominazione Prosecco, il Piemonte con le stupende bollicine dell’Asti e la Toscana grazie ai suoi importanti vini rossi, come il Chianti.

Tutto questo ribalta un po’ la storiografia del vino, perché se fin dall’inizio si pensava che i primi produttori di vino fossero in Egitto e a Creta, lo scritto di Pipino il Vecchio lo smentisce.

Il vino storicamente è sempre stato presente nella vita della popolazione e all’inizio veniva utilizzato principalmente durante le liturgie religiose, per poi entrare nelle locande e nelle grandi case dei nobili, dove molte volte erano proprio questi ultimi a produrlo. È sempre stato utilizzato per festeggiare una ricorrenza particolare, oppure per semplici momenti di festa.

L’Italia lo ha nel tempo valorizzato, gli esperti si sono specializzati, hanno studiato i vitigni autoctoni e hanno introdotto nella produzione nazionale anche quelli europei, facendo sì che il vino diventasse un simbolo identificativo della nostra nazione in tutto il mondo.

Ad oggi in Italia sono stimati circa 700.000 ettari di superficie vitata, che incrementa di anno in anno di circa 5000 ettari. Questo testimonia il fatto che l’impegno e lo studio praticato dai nostri viticoltori è tutto volto ad un costante perfezionamento, che dura ormai da secoli e ha portato gradualmente ad un vero e proprio culto del vino, soprattutto quando lo si coltiva e promuove.

Inoltre, nel panorama mondiale di una produzione complessiva di 290 milioni di ettolitri di vino realizzato, l’Italia ne produce, secondo i dati ISTAT del 2019, 49,2 milioni di ettolitri, di cui 28 milioni dati dai vini bianchi e 21,2 milioni dai vini rossi.

I miglioramenti dall’età romana ed etrusca

Nei secoli la produzione del vino è cambiata, nei primi tempi, con gli Etruschi e i Romani si producevano grandi quantità, ma di scarsa qualità. Nel XVI secolo, al nord, si produceva un vino debole, quasi un novello che in molti casi non superava il periodo estivo; al contrario al sud si otteneva un vino corposo, pesante e a volte contenente una grande quantità di acido acetito.

Anche se si ottenevano vini completamente diversi, l’obbiettivo era comune, finire il vino il prima possibile, dal momento che le tecniche di produzione poco affinate non permettevano al vino di resistere per lunghi periodi.

Il nostro paese ha passato momenti molto difficili nel mondo vitivinicolo quando ad esempio, la fillossera, un’acaro proveniente dall’America, ha distrutto quasi tutte le coltivazioni Europee nel XIX secolo, o per via della grande crisi monetaria, effetto della seconda guerra mondiale.

Nonostante il forte rallentamento subito a causa di questi accadimenti, i coltivatori non hanno mai perso la voglia di continuare la produzione che, ad oggi, rappresenta un’importante pagina di storia, e che grazie alla grande varietà di cui è caratteristica l’Italia, diventa un patrimonio culturale senza pari nel mondo.

Così, l’Italia, ha migliorato la produzione, le cantine hanno cominciato a dare sempre più importanza alla cura della materia prima, andando ad attuare una vinificazione più razionale, tenendo in considerazione la potenzialità del vigneto stesso e ottenendo così quelli che ad oggi sono i grandi vini italiani.

Allo stesso modo, nel 1966 siamo arrivati ad istituire la Denominazione di Origine Controllata – DOC, e nel 1980 la Denominazione di Origine Controllata e Garantita – DOCG.

La nostra penisola e le sue caratteristiche

Le caratteristiche della nostra penisola con alte montagne, verdi colline e coste bagnate da splendidi mari, permettono la coltivazione dei vitigni in tutte queste aree.

Infatti, quando nel mondo si parla di vino, la prima nazione che viene in mente è l’Italia. Si pensa subito alle distese di vigne nella campagna toscana, ai terrazzamenti liguri e alle stupende ciocche di uva illuminate dal caldo sole delle regioni meridionali.

Sicilia

Abbiamo una diversità pedoclimatica eccellente, unica in tutto il mondo; riusciamo ad avere coltivazioni eroiche in zone dove, apparentemente, si potrebbe pensare impossibile una qualsiasi coltivazione, ma dove invece si producono vini d’eccellenza.

Questa è la forza del nostro paese, riesce a produrre vigneti completamente differenti tra loro, con caratteristiche che permettono agli enologi di creare dei grandi vini nelle condizioni più disparate e spesso avverse, che ad un occhio inesperto lasciano meraviglia e ammirazione nel proprio intimo.

Si parla di grandi vini, ma come si ottengono?

Naturalmente, tutto parte dalla vigna! La vite è una pianta rampicante che ha radici estese, le quali servono a trovare acqua e sostanze nutritive anche nei terreni più aridi, dove si può arrivare addirittura ad avere radici che si sviluppano fino a 5-6 metri di profondità.

Le tecniche di riproduzione sono essenzialmente due :

  • per talea, dove si va a piantare un tralcio dell’anno passato con due gemme, ottenendo così vigne a piede franco.
  • Per innesto, dove si inserisce nel terreno una pianta formata da due tralci diversi, di cui uno con almeno una gemma, uniti tra loro. Posso procedere con due tecniche quella di doppio spacco inglese utilizzata nelle regioni centro-settentrionali o alla maiorchina usata nelle regioni meridionali e nelle isole.

Con la prima otteniamo un prodotto qualitativamente più elevato, stabile nel tempo, ma con l’avvento della fillossera, questa tipologia di vite è stata fortemente attaccata.

Per questo in Italia sono rimaste pochissime coltivazioni a piede franco, e per far ripartire la produzione si è utilizzata la seconda tecnica, l’innesto. Si pensò così di unire piante a piede americano, che avevano sviluppato una protezione a questo tipo di acaro, con i tralci dei nostri vitigni autoctoni.

Le fasi di sviluppo e il ciclo annuale

La vite che viene piantata nel vigneto cresce di anno in anno, ma per i primi tre non avrà nessun tipo di produzione, dai tre ai cinque si inizieranno a vedere i primi frutti, ma la vera e propria fase di produttività costante comincerà dal quinto anno e si protrarrà fino al suo venticinquesimo, dove si avrà una fase calante detta vecchiaia, che per le più longeve arriva ai 30-40 anni.

Fasi di sviluppoVite
Fino al 3° anno0 produzione
Dai 3° al 5° annoPrimi frutti
Dal 5° al 25° annoProduzione costante
Dal 25° anno in poiVecchiaia
Fasi di produzione della vite

La vite, oltre ad avere le sue fasi di sviluppo, ha anche un ciclo annuale che si divide in due sotto-cicli: fase vegetativa e fase produttiva.

La fase vegetativa inizia verso Marzo: il terreno si scalda e la linfa si diffonde in tutta la pianta, in questo periodo infatti si può vedere il così detto pianto della vite, il quale avviene nel momento della potatura quando possiamo osservare le gocce della linfa stessa che escono dal tronco.

Verso Aprile avremo la germogliazione: in questa fase la vite cresce e si sviluppa, ed è qui che i coltivatori capiscono se l’inverno ha danneggiato il vigneto; si arriva così ad Agosto, periodo detto di agostazione, dove tutte le sostanze che sono state prodotte vengono immagazzinate come riserva per la pianta.

E’ a Novembre che tutto diventa legnoso e di una colorazione marrone, in questo periodo prende il via l’ultima fase, ossia quella di riposo, e durerà fino a Marzo-Aprile dell’anno successivo, dove tutto riavrà inizio.

Al contempo, mentre continua la fase vegetativa, inizia anche quella produttiva. Nei mesi di Aprile-Maggio si potranno vedere i primi grappoli, ma la fioritura vera e propria si svilupperà tra Maggio e Giugno, dove si apriranno i fiori, avverrà la fecondazione e si inizieranno a vedere i primi acini, i quali aumenteranno di peso e di volume, ma risulteranno sempre verdi e molto duri.

A questo punto arriva l’ invaiatura, che inizia tra Luglio e Agosto: qui comincerà la maturazione, gli acini si riempiranno di acqua, si concentreranno di zucchero e si coloreranno di giallo, o di viola.

Arriverà così la fase finale ossia la maturazione, dove i frutti saranno maturi e pronti per la raccolta, che avviene solitamente tra metà Agosto e fine Ottobre, a seconda della tipologia del vitigno.

Infine, la raccolta dei grappoli è la fase più attesa da un coltivatore, perché è esattamente quello il frangente in cui si vedono i risultati del suo duro lavoro.

E’ in questo momento che si capisce se la vigna è stata seguita adeguatamente perché, essendo la vite delicata, occorre accudirla per tutto l’anno stando molto attenti ai vari cambiamenti climatici, agli acari, o alle muffe che la possono aggredire, vanificando così ogni sforzo.

Per un vitivinicoltore tutto inizia nei campi, perché se la materia prima è buona e sana gli farà ottenere un buon vino, ma se viene danneggiata i suoi sforzi fisici, ma soprattutto economici, saranno stati infruttuosi.

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