L’acqua è una risorsa indispensabile per la vita sul pianeta Terra, ma rappresenta uno dei problemi più seri dei giorni nostri. Il 90% della plastica presente oggi in mare deriva solo da 11 fiumi più inquinati al mondo.
Molta gente tutt’oggi non riconosce l’enormità del problema, che non è solo un problema ecologico o economico, bensì un problema che nuoce alla salute di tutti gli individui.
Oggi ci focalizzeremo sui principali fiumi ormai divenuti pericolosi, non solo per tutte le specie marine, ma anche per l’uomo. Questi sono:
- Gange
- Danubio
- Mekong
- Nilo
- Indo
- Msimbazi
- Okhchuchay
- Sacco
- Sarno
- Saline
Indice dei contenuti
Quali sono le principali cause di inquinamento dei fiumi?
L’inquinamento dei fiumi è generato da un’ampia serie di cause che si differenziano per tipologie:
- civile o urbano: scarichi delle città senza alcun trattamento di depurazione (sacchetti e bottiglie di plastica; detergenti e solventi, medicinali; rifiuti organici e acqua sporca domestica);
- industriale: industrie che scaricano nell’acqua grandi quantità di inquinanti;
- agricolo: uso eccessivo di pesticidi e fertilizzanti che penetrano e contaminano le falde acquifere.
Ancora oggi in molti paesi industrializzati continuano ad esserci scarichi abusivi nei fiumi che portano alla morte della fauna locale e la contaminazione delle falde.
Si tratta di scarichi industriali, malfunzionamenti degli impianti di depurazione e riversamenti di pesticidi e sostanze chimiche nei terreni agricoli. Ciò è altamente dannoso perché le sostanze inquinanti penetrano nella catena alimentare, causando malattie, malformazioni e, di conseguenza, l’estinzione di numerose specie.
Le Isole di plastica
I fiumi sono la principale fonte di inquinamento da plastica degli oceani.
La plastica è il prodotto sintetico a più lunga conservazione: infatti, si degrada completamente dopo molte centinaia di anni. In questi anni solo il 20% della plastica prodotta è stata riciclata, il resto si è accumulato come rifiuto a terra e in acqua, causando così l’80% dell’inquinamento marino.
Le tonnellate di rifiuti che ogni giorno si accumulano nel mare, si agglomerano formando delle enormi “isole di plastica”. La più grande al mondo è la Great Pacific Garbage Patch, si trova al largo dell’Oceano Pacifico e si estende per circa 10 km².
Secondo il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente, l’isola di rifiuti del Pacifico, starebbe crescendo molto in fretta, alimentata da circa una tonnellata di rifiuti al giorno, tanto che presto potrebbe essere visibile anche dallo spazio.
Purtroppo, non è l’unica, ce ne sono altre cinque che inquinano gli oceani.
Ma come si formano queste isole di plastica?
Partendo dal presupposto che la plastica è un rifiuto che impiega centinaia di anni a degradarsi e a scomparire, essa in mare è ridotta in microframmenti. Questi frammenti sono spinti dalla corrente in determinate zone e rimangono intrappolati nei vortici, creando quelle che sembrano delle vere e proprie isole.
Se si pensa al problema delle isole di plastica come ad un problema lontano da noi, ci sbagliamo. Tra la Corsica e l’Isola d’Elba è stata avvistata un agglomerato di rifiuti in continua espansione. L’origine di questa isola di plastica è data dai grandi fiumi che sfociano nel Tirreno come l’Arno, il Tevere e il Sarno.
Uno studio sottolinea che all’anno finiscono in mare tra 1,15 e 2,4 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica, trasportate da fiumi, la maggior parte nei mesi tra Maggio e Ottobre.
Gli 11 fiumi più inquinati al mondo
Ecco una lista degli 11 fiumi tra i più inquinati al mondo a causa di plastica e altri elementi inquinanti come acque reflue eccetera:
Fiume Gange
Il fiume Gange è un grande fiume del subcontinente indiano, nasce dalle pendici dell’Himalaya ed è noto come il fiume sacro dell’India, infatti milioni di indiani fanno pellegrinaggi sulle sponde del fiume per bagnarsi nelle sue acque. Ma le acque del fiume Gange non sono poi così pure.
Esso, infatti, è uno dei fiumi più inquinati al mondo. Ogni giorno vengono scaricati nelle sue acque milioni di litri di acque di scarico, come rifiuti provenienti dai centri urbani, che mancano di impianti di depurazione, rifiuti provenienti dalle industrie e dalle attività agricole, tra cui sostanze che dopo essere state gettate nel fiume contribuiscono alla diminuzione dell’ossigeno.
Inoltre, ogni anno tonnellate di resti umani ed animali vengono cremate e successivamente gettate nella corrente, con il conseguente aumento del livello di inquinamento del fiume.
Fiume Danubio
Il Danubio è il secondo fiume più lungo d’Europa, nasce dalle sorgenti della Foresta Nera in Germania e con i suoi 2.860 km bagna 10 Nazioni; infatti, proprio per la sua lunghezza è considerato “arteria d’Europa”. Ma al giorno d’oggi non è più “il bel Danubio blu” come nel valzer di Strauss.
Il Danubio riversa in gravi condizioni, principalmente nel tratto che attraversa la Serbia. Un terzo degli abitanti della capitale serba, Belgrado, è sprovvisto dell’allacciamento alla rete fognaria e non è perciò collegata ad alcun impianto di depurazione, di conseguenza scaricano le acque reflue direttamente nel fiume.
Acque reflue che, non essendo depurate, compromettono flora, fauna e salute pubblica.
Tornando indietro nel tempo, più precisamente nel gennaio del 2000, vi fu il crollo di una diga di una miniera per l’estrazione di metalli pesanti in Romania.
Questa catastrofe ambientale viene ricordata tutt’oggi come la catastrofe di Baia mare, nella quale si riversarono nelle acque centinaia di migliaia di metri cubi di metalli pesanti e cianuro, distruggendo così la biodiversità e la vita acquatica.
Fiume Mekong
Il fiume Mekong è il fiume più lungo e importante dell’Indocina, nasce sull’altopiano del Tibet e sfocia nel Mar Cinese, attraversando sei paesi diversi.
Il Mekong è chiamato anche “fiume madre” perché la sua regione è caratterizzata da una grande concentrazione di biodiversità ed è una continua fonte di scoperta di specie animali e vegetali. Purtroppo per via dell’inquinamento, la biodiversità del fiume Mekong potrebbe scomparire.
Nel corso degli anni, con il rapido sviluppo economico, nella regione del Mekong sono nate numerose imprese che tuttora riversano nel fiume residui di plastica, pesticidi e scarichi industriali contenenti sostanze come metalli pesanti e arsenico. Tutte queste sostanze minacciano uno degli ecosistemi più ricchi al mondo.
Fiume Nilo
Il Nilo è il fiume più antico al mondo (31 milioni di anni), è lungo circa 6.852 km e attraversa il deserto da Sud a Nord, rendendo fertile la terra sulle sue sponde.
Questo fiume è sempre stata la fonte principale di acqua dolce del paese, infatti, lungo le sue rive si stabilì la civiltà egizia, destinata a perdurare per 40 secoli.
Con il passare del tempo e con il continuo sviluppo economico e sociale, il Nilo oggi sta diventando una vera e propria discarica a cielo aperto, a causa dei fertilizzanti e degli scarichi urbani che confluiscono nelle sue acque.
Secondo alcune analisi, nelle sue acque sono state ritrovate sostanze come piombo, amianto, mercurio, cadmio, arsenico e tante altre sostanze petrolchimiche. Ma non è tutto, le analisi hanno rivelato la presenza di elementi radioattivi come uranio, iodio e cesio.
Il problema più grave è che ancora oggi le acque del Nilo sono la fonte vitale del paese e che il 70% della popolazione vive lungo le sue rive.
Fiume Msimbazi
Il fiume Msimbazi ha origine nella Riserva Forestale di Pugu, in Tanzania e sfocia nei pressi della città di Dar es Salaam. Nonostante il panorama mozzafiato e le numerose specie di flora e fauna, il fiume Msimbazi versa in una condizione disastrosa.
Il suo colore è blu, inquinato dai coloranti artificiali utilizzati per tingere i jeans dalle industrie del fast fashion.
Sono numerosi i grandi marchi low cost che producono nei territori più poveri dell’Africa, sfruttando la manodopera a basso costo, le agevolazioni fiscali e assenza di controlli sull’utilizzo di materiali tossici e inquinanti.
Alcuni studi hanno rivelato che, da un campione di acqua prelevato nei pressi di un’industria tessile, il pH è pari a 12, lo stesso pH di una comune candeggina.
L’effetto non è disastroso solo per l’ecosistema del territorio, ma anche per gli abitanti che, non avendo altre alternative, utilizzano l’acqua del fiume per nutrirsi, lavarsi e irrigare i campi.
Fiume Elk
Il fiume Elk è un affluente del Kanawha e scorre per 277 km nel centro della Virginia Occidentale negli Stati Uniti.
Questo fiume è ricordato per il disastro ambientale accaduto nel 2014: nella notte si sversarono nelle acque dell’Elk serbatoi di un deposito chimico contenenti un agente schiumogeno utilizzato come componente di lavaggio nel processo di preparazione del carbone.
La fuoriuscita di queste sostanze chimiche ha causato la contaminazione nel sistema idrico del Kanawha Valley. A seguito della fuoriuscita, fino a 300.000 residenti nell’area di Charleston e della Virginia Occidentali, sono rimasti senza acqua potabile.
Fiume Okhchuchay
Il fiume Okhchuchay è lungo 83 km e scorre nel territorio dell’Armenia e nella zona dell’Azerbaigian. Il fiume è di grande importanza per l’Azerbaigian, poiché sfocia nel fiume Araz, il più grande del Caucaso.
Il fiume Okhchuchay è stato gravemente inquinato dalle industrie del territorio dell’Armenia, le quali scaricano i rifiuti nelle acque del fiume, senza alcun trattamento di filtraggio e pulizia.
Alcune analisi del fiume Okhchuchay hanno rivelato la presenza di metalli come rame, ferro, manganese e zinco nelle sue acque, causando così la morte della fauna fluviale.
Il danno ambientale ha anche procurato ingenti danni ai pescatori e a tutti coloro che gestivano attività legate alla vita del fiume.
Fiume Sacco
Spostandoci ora in Italia, il fiume Sacco nasce dai Monti Prenestini, nel Lazio e sfocia nel fiume Liri. Lungo 87 km, è uno dei fiumi più inquinati d’Italia, infatti, è contaminato per tutta la sua estensione.
Un centinaio di fabbriche, principalmente di fertilizzanti, cosmetici e altre sostanze chimiche, hanno trovato nel canale, la discarica più comoda di rifiuti speciali.
Secondo alcune analisi, all’interno delle sue acque sono state ritrovate sostanze tensioattive, cioè quelle sostanze chimiche artefici della schiuma bianca nell’acqua, e altre sostanze chimiche che si trovano nei fertilizzanti, nei pesticidi e nei detergenti ad uso domestico.
Tutte queste sostanze dannose hanno causato la morte di centinaia di pesci, provocando disagi agli abitanti della Valle del Sacco, per il tanfo nauseabondo.
Fiume Indo
Il fiume Indo è il più lungo e importante fiume che attraversa il Pakistan. Esso ha origine in Cina, più precisamente in Tibet, dalla sorgente chiamata “Bocca del Leone” e sfocia, infine, nel Mar Arabico.
Con i suoi 3.180 km, attraversa svariati ecosistemi, come le foreste temperate, le pianure aride e le campagne coltivate. Il fiume Indo è una risorsa essenziale per la vita degli abitanti del Pakistan. Ha un ruolo fondamentale nelle attività agricole, di allevamento e, inoltre è una risorsa alimentare per le città che vengono bagnate dalle sue acque.
Essendo un fiume di vitale importanza, l’inquinamento delle sue acque rappresenta un problema e preoccupa gli abitanti vicini.
Alcune ricerche hanno rivelato che più di 60 milioni di persone in Pakistan sono a rischio avvelenamento a causa degli alti livelli di arsenico presenti nel bacino dell’Indo e dei suoi affluenti. Secondo le analisi, i livelli di arsenico presenti nelle acque dell’Indo superano abbondantemente il quantitativo massimo stabilito dall’OMS.
Fiume Sarno
Il fiume Sarno è un fiume della Campania, che nonostante la sua brevità, 24 km, attraversa ben 38 comuni e sfocia, infine, nel Golfo di Napoli. Da oltre 50 anni, il fiume Sarno detiene il primato di fiume più inquinato d’Europa.
A causa della mancanza di un sistema di filtraggio, il fiume è diventato una fonte di distruzione, che ha spazzato via ogni forma di vita dalle sue acque. Nel Sarno finiscono scarichi abusivi di aziende conserviere e conciarie, ma anche acque reflue urbane e agricole contaminate da sostanze nocive per ambiente e salute.
In gran parte del territorio non esiste rete fognaria e i liquami si riversano completamente nelle acque del Sarno. L’emergenza ambientale è aggravata dal fatto che nel territorio del Sarno, gli abitanti sono quasi un milione e vi è la presenza di industrie ad alte emissioni inquinanti, che hanno creato una condizione ambientale di estrema precarietà.
Fiume Saline
Il fiume Saline è un fiume dell’Abruzzo, originato dalla confluenza dei fiumi Tavo e Fino, scorre per 10 km e sfocia nell’Adriatico, al confine tra Montesilvano e Marina di Città Sant’Angelo.
Il Saline presentava un patrimonio naturale di grande importanza, ma oggi sta lentamente morendo.
Il fiume è in una situazione di estremo degrado, a causa delle immissioni illecite e degli scarichi abusivi nelle acque del Saline.
Durante alcune indagini, è stata scoperta una chiazza scura e maleodorante, costituita da una stratificazione, ormai solida, di rifiuti, che ormai costituiscono le sponde del fiume.