Già negli anni ’70 si è sentito il dovere di iniziare a pensare a come ridurre l’inquinamento dell’ambiente sempre in crescita.
Oggi, nel 2021 l’inquinamento del nostro pianeta ha davvero superato ogni limite, provocando problemi di salute per noi umani, gravi danni all’ecosistema e milioni di morti nel mondo animale.
In questo articolo vi verranno esposti i punti principali sull’inquinamento, mettendo a fuoco le principali problematiche da esso causate.
Nella seconda parte di questo articolo, che uscirà la settimana prossima, i 5 step per organizzare un cleanup ambientale!
Indice dei contenuti
Perché riunirsi per una causa comune
L’inquinamento è un problema comune a tutti gli Stati del mondo.
Organizzare un’azione di volontariato per la pulizia ambientale di tale grandezza, tuttavia, sarebbe pressoché impossibile.
Creare un gruppo di volontari all’interno del proprio comune, invece, non è un’impresa così ardua.
Sempre più, fortunatamente, i giovani-in particolare-stanno avvicinandosi al tema di uno stile di vita più green: vivere una vita più ecosostenibile e attenta alle necessità del pianeta è diventato un imperativo che chiama in causa tutti noi.
La salvaguardia della natura è di estrema importanza ed è necessario mettere da parte la convinzione insita in cui per cui l’uomo è al centro dell’Universo.
Fa parte dell’essere umano approcciarsi alla vita e al mondo con un’impostazione antropocentrica ed egoistica ed è proprio questa concezione che l’ha reso incline a provocare danni all’ambiente per il mero guadagno personale.
La salvaguardia dell’ambiente
Affinché l’uomo possa sopravvivere, dovrà iniziare a prendersi cura del pianeta.
Gli equilibri all’interno del mondo naturale devono essere mantenuti stabili al fine che tutti gli esseri viventi possano vivere in tranquillità e fuori da rischi di carattere, appunto, ambientale che nuocciano alla loro integrità fisica.
La Natura è sempre in evoluzione e l’essere umano deve essere in grado di seguire questo processo per la sua stessa sopravvivenza.
Per questo, la tutela dell’ambiente è fondamentale: infatti, tutte le risorse naturali sfruttate dall’uomo non sono infinite.
Queste sono l’acqua, l’aria pulita, le specie animali e vegetali.
Spesso e volentieri l’uomo esercita un’azione a dir poco distruttiva su queste categorie di esseri viventi, perché sono pur sempre considerate inferiori.
Sono anche troppe le specie animali che si sono estinte per mano dell’uomo: un esempio è l’ultimo esemplare maschio di rinoceronte di Sumatra scomparso il 23 novembre 2019 in una riserva naturale in Malesia, provocando la sua totale estinzione in questo territorio.
Nel mondo, ne vivono ancora soltanto 100 esemplari o meno, rendendolo un animale a rischio critico di estinzione.
Un’estinzione causata dalla deforestazione e dal bracconaggio.
La biodiversità in pericolo
Oltre all’esempio citato poco sopra, le specie animali e vegetali a rischio estinzione sono molte.
Le attività umane come l’agricoltura industriale, la pesca, la caccia e i cambiamenti climatici ne sono la causa diretta.
L’Unione Internazionale per la conservazione della Natura (IUCN) ha stilato una lista rossa delle specie in pericolo, sottolineando quando l’agricoltura industriale sia in grado di ridurre catastroficamente la diversità genetica delle colture.
La IUCN dichiara che le estinzioni registrate negli ultimi anni, hanno subito una crescita enorme e ad una velocità sconvolgente rispetto ad altri momenti storici.
Il gruppo responsabile della redazione della red list, ha preso in considerazione 91523 specie animali: di queste, 25.821 sono minacciate, 866 estinte e 69 estinte in natura (cioè con esemplari ancora vivi e tenuti in cattività)…
…11.783 considerate vulnerabili, 8.455 in pericolo di estinzione e 5.583 sono in pericolo critico di estinzione.
Impatto della plastica sull’ambiente
La plastica viene prodotta e utilizzata incessantemente, nonostante la sua produzione sia la seconda maggiore fonte di emissioni di gas serra.
La plastica è comoda, versatile, ampiamente utilizzata ed estremamente pericolosa per noi stessi e per il pianeta.
Guardate questo video molto interessante sull’impatto della plastica sull’ambiente.
Breve storia (triste)
La produzione di plastica ha avuto inizio già nel 1862, quando il britannico Alexander Parks ha brevettato il primo materiale semisintetico.
Questo materiale non ha avuto molto successo fino al ‘900 quando ha iniziato ad essere utilizzato industrialmente e su larga scala.
La sua produzione ha continuato a crescere nei decenni, fino a quando nel 1964 si sono raggiunte le 15 milioni di tonnellate.
Attualmente, nel modno se ne producono 310 milioni in un anno.
Alcuni ricercatori hanno dimostrato che dagli anni ’50 sono state prodotte 8,3 miliardi di tonnellate di plastica, di cui soltanto il 9% è stato riciclato e il 12% incenerito: il restante 79% indovinate un po’?
E’ STATO DISPERSO NELL’AMBIENTE O ACCUMULATO IN DISCARICHE.
L’impatto della plastica sull’ambiente è davvero atroce, eppure tutte le industrie continuano ad utilizzarla.
Leggi il nostro articolo sul fast fashion per saperne di più sull’impatto ambientale delle industrie tessili.
Il cambiamento climatico
Il 99% della plastica è prodotto con sostanze chimiche derivate dal petrolio, dal gas naturale e dal carbone, tutte risorse non rinnovabili.
Probabilmente, entro il 2050, l’industria della plastica sarà responsabile del 20% del consumo mondiale di petrolio.
Un altro dato preoccupante è che non si conosce l’effettiva portata dei rischi climatici provocati dalla plastica, dal momento che non sono né quantificati né documentati.
Una cosa certa è che il 93% delle 310 milioni di tonnellate di plastica prodotta viene raccolta in discariche e accumulata nell’oceano.
Questa plastica nel tempo di decompone in microplastiche, ossia petro-polimeri tossici per la natura e per noi.
Queste microplastiche sono state rinvenute anche nei plankton, che caratterizzano il fondamento della catena alimentare oceanica, e la loro funzione è di assorbire il carbonio presente nelle acque.
I petro-polimeri limitano la capacità dei plankton di assorbire carbonio, provocando danni climatici enormi all’ecosistema.
Il ruolo della plastica nella morte degli animali
Sono più di centomila l’anno i mammiferi marini, oltre a milioni di uccelli e pesci a venire ammazzati dalle pericolosissime microplastiche.
La plastica ha un ciclo di vita molto lungo: infatti, prima di degradarsi può rimanere presente nell’ambiente tra i 20 e i 450 anni.
Le meduse, sono spesso attratte da queste microplastiche, scambiandole per zooplankton, che è il loro cibo.
A questo punto, infatti, questi polimeri sono entrati a far parte della dieta oceanica, provocando morti.
Ma partiamo dal principio: le microplastiche sono il risultato della fotodegradazione dell’accumulo di rifiuti che si localizzano specialmente nell’area tra le Hawaii e la California.
Questi ammassi, la cui superficie equivale a 3 volte quella della Francia, impediscono alla luce solare di penetrare attraverso l’acqua, rendendo impossibile alla fauna di rigenerarsi.
Questo significa che non crescono piante acquatiche e, di conseguenza, non ci vivono animali. Soltanto le tartarughe marine, che ingannate dall’aspetto dei sacchetti di plastica-che vengono scambiati per meduse-muoiono fra atroci sofferenze.
Anche gli albatros sono molto colpiti dalla presenza di queste isole di rifiuti: nei loro stomaci è stato trovato ogni genere di rifiuto, dai tappi di plastica agli spazzolini agli accendini.
Pensate che, secondo le Nazioni Unite, ogni minuto vengono acquistate 1 milione di bottiglie di plastica ed oltre 5 trilioni di buste di plastica monouso vengono utilizzate ogni anno.
Le direttive del Parlamento Europeo sulla tutela dell’ambiente
Il 27 marzo 2019 sono state approvate dal Parlamento Europeo nuove norme riguardanti i 10 prodotti che rappresentano il 70% dei rifiuti marini nel territorio europeo.
Queste norme sono state racchiuse nella Direttiva sulla plastica monouso, in cui vengono evidenziate le problematiche ambientali date dalla plastica, che fino a qualche tempo fa erano state insabbiate dallo spirito negazionista dell’industria chimica e della plastica.
Viene fatto divieto il commercio nel mercato comunitario di prodotti usa-e-getta quali cotton fioc, posate monouso, piatti, cannucce, plastica oxo-degradabile*…
E’ inoltre stata introdotta una misura per cui da ora in poi i coperchi dei contenitori siano fissati a questi ultimi in modo da non essere dispersi nell’ambiente.
Tuttavia, è stata posticipata l’entrata in vigore di questa norma dal 2021 al 2024.
*Si dice di materiale in grado di decomporsi all’aria. È un termine generalmente impiegato per le plastiche appositamente additivate con sostanze che favoriscono la degradazione delle molecole polimeriche in presenza dell’ossigeno ambientale. -Packaging Observer
Conclusioni
L’inquinamento è un problema grandissimo, incommensurabile, ma comunque nel nostro piccolo potremmo sempre migliorare la situazione, almeno in ambito locale.
Che cosa significa? Tutti noi possiamo avvicinarci ad un approccio di vita green e, fortunatamente, durante il Coronavirus, molte persone hanno deciso di vivere un po’ di più al naturale, ad esempio coltivando un orto.
Nella seconda parte di questo articolo, vedremo come organizzare una community di volontari per il cleanup ambientale, ossia per una pulizia dell’ambiente in cui si vive.
Saranno pochi e facili step, che possono rendere il vostro parco pubblico, i vostri marciapiedi e il vostro comune più pulito e vivibile!
Anche noi di Blancavite ci siamo messi in gioco e in una mezz’oretta abbiamo raccolto tre sacchi pieni di rifiuti: da qui si capisce quanto l’inquinamento stia dilagando.