La valle d’Aosta è una regione diversa, per storia, tradizione ed enogastronomia. Un luogo dove si coltiva la differenza, basata su un intreccio pedoclimatico con pochi eguali, elemento essenziale di una produzione limitata, ma inconfondibile, sicuramente non omologabile.
La valle d’Aosta è una terra di produttori veri, che coltivano fazzoletti di vigna in zone difficilissime, a volte estreme, dove la viticoltura può essere veramente definita eroica.
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Storia dei vini Valdostani
Due episodi furono cruciali per il vino di questa regione, nel 1886 la linea ferroviaria Chivasso-Aosta ha permesso ai vini piemontesi e lombardi di entrare nella Vallèe e i loro prezzi bassi fecero crollare il mercato interno, mentre a partire dalla seconda metà del XIX secolo, Oidio e Fillossera devastarono le vigne fino alle soglie della prima guerra mondiale.
La rinascita partì nel 1951, con la fondazione dell’Ecole Patrique d’Agricolture diretta dai canonici del Gran S. Bernardo, poi divenuta col tempo Insitute Agricole Règional.
Giovani contadini e vignaioli appassionati, recuperarono alcuni vitigni tradizionali e supportati da grandi sostegni istituzionali dettero vita ad un vero rinascimento enologico.
Il clima e il territorio
L’eccezionalità del vino valdostano è correlata in modo stretto a questa stretta valle incastonata tra le Alpi, attraversata dal percorso sinuoso della Dora Baltea che punta verso le cime più alte d’Europa.
Il clima della Valle d’Aosta è continentale e aspro, con inverni lungi e rigidi, frequenti gelate primaverili, estati calde e soleggiate, ma condizionato dall’esposizione del vigneto.
Nel Patois franco-provenzale valdostano, i termini “adret” ed “envers”, traducono rispettivamente il versante soleggiato della valle dove viene prodotta la maggior parte del vino, e quello che possiamo chiamare Dark Side, dove la vite può crescere solamente nei punti più aperti della valle centrale.
In questi luoghi si trovano diversi tipi di terreni, ma in particolare nella Valle centrale ci sono i terreni a tessitura Franco-sabbiosa, che consentono un drenaggio ideale e un constante apporto di sostanze nutritive.
Ne beneficiano in particolare i vitigni a bacca bianca, che spesso offrono ai vini un intrigante mineralità e una raffinata interazione tra freschezza e sapidità.
I vitigni e i vini
Un terreno vinificato piccolissimo rispetto ad altre regioni italiane, solo 286 ettari vitati dislocati per il 60% in montagna, con pendenze che a volte incredibilmente superano il 100%.
Nel 2013 la Valle d’Aosta ha dato circa 20,000 ettolitri di vino, 82% DOP. I vini rossi e rosati rappresentano circa il 60% del totale, purché in genere la coltivazione alpina prediliga la produzione di vini bianchi.
Oggi le viti per lo più sono impiantate seguendo la coltivazione a Guyot, anche se non mancano zone di resistenza legate al tradizionale sistema a pergola, in particolare nelle aree più difficili dell’alta e bassa valle.
In un contesto di coltivazione molto difficile, uomo e natura hanno selezionato nel tempo un inedito patrimonio di vitigni autoctoni, che rappresentano circa il 65% della produzione e che affiancati ai vitigni internazionali, danno vita al vino valdostano moderno.
Tra i vitigni autoctoni a bacca nera, il più coltivato è il Petit Rouge, antico ceppo di vitigni locali da cui sarebbero derivate alcune tra le principali varietà storiche regionali, come il vien de nus.
Il vitigno autoctono valdostano a bacca bianca per eccellenza è il Priè Blanc, coltivato a pergola bassa, resiste benissimo alla rigidità del clima alpino ed è quindi protagonista nella parte più alta della valle d’Aosta.
Le zone vitivinicole
In valle d’Aosta si distinguono tradizionalmente tre aree vinicole: L’alta valle, la Valle centrale e la Bassa Valle.
L’Alta valle o Valdigne, è la zona con le vigne più alte e il confine della viticoltura. Qui nasce il Blanc de Morgex et de la Salte, in due comuni che rappresentano il tetto della viticoltura europea. Scendendo verso la valle si incontra lo storico rosso Enfrer d’Arvier.
La valle centrale è il cuore del vigneto valdostano, le vigne sono più morbide e ospitali, si trovano soprattutto nell’ardet, ma in alcuni punti anche nell’envers come a Introd e Aymavilles, il comune più vitato della regione. Questa è una zona di elezione per i vitigni a bacca nera, il petit Rouge trova la sua più compiuta espressione nella sottodenominazione.
Infine per ultima, la Bassa Valle. La valle stretta e poco soleggiata costringe a coltivare le viti sulle terrazze dei pendii sopratutto dell’ardet. Avvicinandosi al Piemonte si fa dominante la presenza del nebbiolo, che costituisce la base delle due sottodenominazioni.
Oltre Pont St Martin c’è Carema, ma questo è già Piemonte.