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I vini veneti: storia dei vitigni e vini più famosi della regione

I vini in Veneto, come il Prosecco, il Valpolicella, il Valdobbiadene e il Soave, sono una vera e propria arte e cultura. Vini questi, provenienti da vitigni altrettanto famosi come la Glera o la Garganega, per le viti a bacca bianca, e la Corvina e il Raboso per quelli a bacca nera.

A spasso per il Veneto

Il lento cullare delle gondole nella laguna, i vetri colorati di Murano e i merletti di Burano, le vette dolomitiche e le morbide colline vicentine costellate di ville Palladiane, sono suggestioni che ci calano in un contesto tipicamente veneto, in una regione ricca di storia che custodisce tesori di ineguagliabile bellezza e che, alla fine del XX secolo, è stata protagonista del cosiddetto miracolo economico italiano. 

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Cenni storici 

Intorno al 100 a.C l’incontro tra le tecniche colturali dei Veneti, dei Reti e degli Etruschi, ha permesso di muovere i primi passi verso la coltivazione della vite, ma furono i Romani a dare grande impulso alla produzione e al commercio del vino, grazie alla creazione di molti porti fluviali. 

A seguito delle distruzioni provocate dalle invasioni barbariche, i Longobardi operarono una rinascita della viticoltura, e, successivamente, i mercanti della Serenissima resero il “Vino de Venegia” celebre in molte parti del mondo.

Nonostante le antiche tradizioni vitivinicole, pochi sono i vitigni autoctoni sopravvissuti alla devastazione fillosserica (insetti che attaccano le radici della vite) del XIX secolo. 

Clima e territorio 

L’esteso territorio del Veneto (18.407 Kmq) presenta un clima temperato subcontinentale, con inverni freddi, mitigati dalla protezione delle Alpi, ed estati calde e afose, alleviate dalla brezza del Mar Adriatico. 

I terreni presentano tipologie differenti, quindi permettono ai vitigni di esprimersi su diversi livelli quantitativi e qualitativi. 

Nei Monti Lessini, a cavallo tra le provincie di Verone e Vicenza, i terreni basaltici offrono ai vini sapidità e freschezza, mentre tra Soave e Gambellara, le colline tufacee di origine vulcanica, con affioramenti calcarei, esaltano la versatilità e le note minerali della garganega

Sempre nelle province di Verona, Vicenza e Padova, i terreni sabbiosi della pianura sud-occidentale conferiscono a molti vini bianchi una versatile eleganza. I terreni sabbioso-argillosi, invece, sono più adatti a produrre vini rossi dotati di colori vivaci e buona freschezza. 

Un sezione a parte è da dedicare alle zone limitrofe alla sponda veronese del Lago di Garda: quest’area, che porta con sé un clima mediterraneo, fa maturare perfettamente i grappoli di Corvina, Rondinella e altri vitigni da cui si ottengono vini freschi e fruttati. 

Vini e vitigni

Con una superficie vitata di quasi 78.200 ettari, nel 2013 il Veneto si è posizionato al primo posto della produzione nazionale con circa 8.989.000 ettolitri di vino ( 52.7% DOP e il 47.7% IGP) rappresentato per il 70% da vini bianchi. 

Inoltre, quattro vini DOC sono tra i primi dieci nazionali per produzione: 

  • Prosecco 
  • Valpolicella 
  • Conegliano Valdobbiadene 
  • Soave 

I vitigni a bacca bianca 

La Glera, sinonimo di Prosecco, introdotto dopo il riconoscimento del Prosecco DOC nel 2009, è il vitigno più diffuso in Veneto, ed è simbolo della moderna viticoltura di questa regione. 

Questo vitigno ha trovato il suo perfetto habitat nelle colline trevigiane, dove sono riconosciuti diversi biotipi, riconducibili al Prosecco tondo e al Prosecco lungo. 

I grandi grappoli e la maturazione tardiva danno vita a vini agili, freschi e piacevoli. 

Sempre per quanto riguarda i vini bianchi fermi, l’uva a bacca bianca più famosa è la Garganega, portata in Veneto dagli Etruschi. Oggi la troviamo dominante nelle colline di Soave e di Gambellara

Quest’uva attribuisce ai vini un interessante equilibrio tra estratto, zuccheri e acidi, oltre a gradevoli sentori di fiori di sambuco, tè e fieno, con un’ottima freschezza e retrogusto ammandorlato

Altri vitigni a bacca bianca molto importanti sono:

  • il Verduzzo trevigiano
  • il Manzoni bianco (o Incrocio Manzoni)
  • la Bianchetta trevigiana
  • il Durello
  • la Vespaiola
  • il Moscato bianco

I vitigni a bacca nera 

Questi vitigni risentono molto dell’influenza del Bordeaux, del Merlot, del Cabernet Sauvignon e Franc, che sono le varietà su cui si ha puntato tutto per il rinnovamento del vigneto dopo la devastazione della fillossera. 

Fino a qualche decennio fa, il Merlot era il vitigno in assoluto più coltivato in Veneto. Oggi lo è solo tra quelli a bacca nera. 

È vinificato, di solito, in purezza senza tagli, da vini morbidi, fruttati e vegetali, da bere giovani, ma che spesso acquistano struttura soprattutto nella versione Riserva, dopo l’affinamento in legno. 

Il vitigno Carménère, invece, somigliante al Merlot e al Cabernet franc, con i quali è spesso confuso, di recente ha visto riconoscere la sua identità. Dal 2009 il Carménère ha ottenuto il riconoscimento DOC in Veneto.

Altri vitigni a bacca nera molto importanti sono:

  • la Corvina
  • la Rondinella
  • il Corvinone
  • la Dindarella
  • il Marzemino
  • il Tocai (o Tai o Tachì)
  • il Raboso

Le zone vitivinicole 

Il Veneto è la regione vitivinicola più estesa e produttiva del paese, nella quale si possono individuare alcune macroaree principali: il veronese, con i vini di Bardolino, Valpolicella e Soave, il vicentino coni i vini di Gambellara e i Colli Berici, il padovano con i Colli Euganei, il veneziano con il Lison e il Trevigiano con i vini del Piave e le numerose versioni di Prosecco. 

La provincia di Verona è il cuore storico della viticoltura veneta, e con circa 26.400 ettari di vigneto è la zona più importante per qualità dei vini e numero di denominazioni. 

Proseguendo verso sud, le colline che si specchiano nella sponda orientale del Garda formano l’anfiteatro morenico di Rivoli Veronese, compreso tra Affi e Caprino Veronese, assieme alle terre del Bardolino. 

Il Bardolino Superiore Classico DOCG è il primo vino rosso veneto ad ottenere questo riconoscimento nel 2001. È caratterizzato da sentori di ciliegia e frutti di bosco, chiodi di garofano, cannella e pepe nero. 

Un vino da provare assolutamente con un piatto di tagliatelle al tartufo nero di monte Baldo. 

Le cinque aree della Valpolicella

Dove le calde brezze del lago di Garda incontrano l’aria fresca dei monti Lessini, si trova uno dei  territori vinicoli più adatti alla produzione di vini rossi: la Valpolicella

Chiamata “Valle dalle Molte Cantine” dai Romani, presenta un clima che favorisce lo sviluppo delle varietà autoctone come la Corvina, il Corvinone e la Rondinella che producono vini prestigiosi come l’Amarone e il Recioto, ma anche il Valpolicella Superiore e il Valpolicella Ripasso

Le piccole valli scavate dai progni e i torrenti che scendono dai monti costituiscono la zona Classica formata da cinque aree geografiche

Nell’area di Sant’Ambrogio, dai suoli ricchi di calcare, si ottengono vini non molto acidi, con ottima struttura e longevità. 

San Pietro in Cariano, chiude la zona sud, con vini di buona struttura, aromatici e balsamici. 

Nella vallata di Fumane si trovano vini strutturati e morbidi, con note floreali, mentre nella vallata di Marano si producono vini con intensi sentori di ciliegia e prugna secca. 

Per ultima la vallata di Negrar, che vanta il maggior numero di cru prestigiosi, con suoli argillo-limosi, da cui derivano vini eleganti e sapidi di grande struttura. 

La zona di Soave

Scendendo dai Monti Lessini si giunge nella zona di Soave, splendido borgo medievale. Terra di vini, la sua fama si è sviluppata all’inizio del ‘900 all’interno dei mercati nazionali ed esteri, fino ad ottenere il prestigioso primato di vino bianco italiano più esportato e l’ambita qualifica di Eminente Classico Vino bianco d’Italia. 

Il Recioto di Soave è stato il primo vino veneto ad ottenere nel 1998 la Denominazione di Origine Controllata e Garantita (DOCG).

Il Prosecco 

La Glera è un vitigno vigoroso, che con piccole quantità di Perera, Bianchetta e Verdisio disegna il profilo sensoriale delle varie tipologie di Prosecco. 

Colori tenui con riflessi verdolini, sentori delicati di pera e mela, biancospino e mughetto, struttura dolce e leggera, sfumata sapidità e persistenza fruttata, sono le doti migliori di questo vino, prodotto in 300 milioni di bottiglie sotto varie denominazioni, apprezzate in Italia e all’estero, dove ne sono state esportate 180 milioni. 

Nella Marca Trevigiana, dove questo vitigno è il più diffuso, le pendenze arrivano al 70% e costringono a orientare i filari di traverso e a girapoggio. 

I versanti migliori sono quelli esposti a sud, da cui si ottiene il Conegliano Valdobbiadene-Prosecco DOCG, del quale vengono prodotte 70 milioni di bottiglie. 

Le forti escursioni termiche, i suoli poco profondi e le basse risorse idriche, consentono di produrre uve con un buon tenore di zuccheri, acidità e aromaticità, fattori ideali per la spumantizzazione con il metodo Martinotti

Il Conegliano Valdobbiadene-Prosecco DOCG è prodotto in diverse tipologie. 

Il tranquillo è la versione meno conosciuta, si ottiene da vigneti più fitti e poco produttivi. Solitamente, presenta un finale gradevolmente ammandorlato.  

La versione più prodotta è lo spumante, l’unico riconosciuto Conegliano Valdobbiadene-Prosecco Superiore DOCG. 

L’extra dry, la versione più classica dello spumante, esalta gli aromi varietali di pera, mela e agrumi, fiori bianchi e glicine; mentre la versione brut, il più moderno e di grande successo internazionale, libera note più agrumate e vegetali. 

Grazie alla zonazione e gli studi sull’interazione tra vigne e territorio, è stata introdotta, nel disciplinare della DOCG, la menzione “rive”, cioè le vigne più scoscese che esaltano le differenze e le sfumature del vino. 

Progenitrice delle “rive”, Cartizze è un cru di 107 ettari nel Comune di Valdobbiadene, che dà origine a un ottimo spumante, il Cartine Superiore, prodotto quasi esclusivamente nella versione dry.

Oltre a queste denominazioni, la Glera è alla base della produzione dei Colli Asolani Prosecco DOCG e soprattutto del Prosecco DOC, denominazione che si estende in molte province. 

L’Amarone 

L’Amarone pare sia nato per caso dal dolce Recioto, quando, in alcune botti dimenticate in un angolo di una cantina, il processo fermentativo si concluse completamente, dando vita a un vino secco, quindi amaro e di grande struttura. 

Il Recioto della Valpolicella è uno tra i vini più antichi del paese, riconducibile al vino Retico prodotto più di duemila anni fa con uve appassite.

I vitigni destinati alla produzione di Recioto e Amarone (entrambi DOCG) sono gli stessi, soprattutto i tradizionali Corvina, Corvinone e Rondinella oltre a piccole quantità di altri vitigni locali. 

La prima etichetta di Amarone risale solo al 1950 e da allora si è trasformato, anno dopo anno, da sottoprodotto del Recioto nell’attuale grande vino. 

Processo produttivo

La raccolta attenta delle uve, in cassette da 6-7 kg, la rigorosa selezione dei grappoli, l’appassimento sulle stuoie o tavole di legno, nei fruttai in collina per sfruttare la migliore ventilazione e la scarsa umidità, sono fattori fondamentali per ottenere questo vino. 

L’appassimento dura 3-4 mesi, il calo in peso dei grappoli è del 30-40% e il succo che se ne ottiene è concentrato, ricco di zuccheri ed estratti, spesso impreziositi dall’attacco nobile della botrytis cinerea (muffa grigia). 

La pigiatura è soffice e spesso senza diraspatura, la macerazione è lunga per consentire un’ottima estrazione dei tannini e dei pigmenti.

La fermentazione è lenta, interrotta nel Recioto dopo 40 giorni, mentre per l’Amarone si protrae per 90 giorni grazie all’azione dei Saccharomyces bayanus (lieviti), attivi anche con elevati valori di alcol etilico, che portano la gradazione alcolica al 15-16% pur mantenendo un certo residuo zuccherino. 

Dopo un riposo di almeno due anni in fusti di rovere o in barrique, si ottiene un vino straordinario, dal colore rosso rubino profondo con riflessi granato a seconda dell’evoluzione. 

Ampio e intenso, il bouquet libera sentori di viole, rose e altri fiori rossi appassiti, composta di more e prugne, ciliegie sotto spirito, mandorla e molti altri. 

Questo vino risulta vellutato e carnoso, con un’elegante trama tannica, ben equilibrato in freschezza e sapidità. 

Un vino straordinario in ricette come il brasato all’Amarone, con il filetto al tartufo o con formaggi stagionati come il Monte Veronese d’Allevo DOP.

Patrimonio UNESCO

Il 7 luglio 2019 il Veneto e tutta l’Italia hanno brindato alle Colline del Prosecco, ora Patrimonio Mondiale dell’Umanità!

Lo ha decretato il World Heritage Commettee, durante la sua 43° sessione, tenuta a Baku in Azerbaijan, in cui ha riconosciuto l’importanza del meraviglioso territorio di Conegliano Valdobbiadene e lo ha premiato per le sue uniche e meravigliose caratteristiche naturalistiche, culturali, paesaggistiche e, ovviamente, vinicole. 

Si sa, il prosecco qui prodotto è apprezzato in tutto il mondo tanto da essere uno dei vini maggiormente esportati all’estero e, talvolta, imitato e storpiato: i vini Kresecco e Semisecco sono solo degli esempi. 

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